Alla fine di un viaggio lungo e tortuoso iniziato a Olbia, giungiamo a Orgosolo, nel cuore più profondo della Sardegna, lontani, molto lontani dai paradisi costieri della Costa Smeralda o di Golfo Aranci.
Siamo in Barbagia, una delle regioni più tradizionali della Sardegna, e questi muri, mirabilmente affrescati, raccontano una storia densa, complicata, fatta di disagi e rivalse, specchio di un paese spesso ai margini, geografici e sociali, di un’Italia lontana e molte volte ignara di tutto ciò che suole accadere da queste parti.
“In questo angolo remoto di Sardegna, abbiamo incontrato la Storia,
ci siamo immersi nei silenzi ermetici di un mondo antico e tradizionale, affondando le radici di una regione ricca, ricchissima di spunti e storie da raccontare”.
IL PAESE DEI MURALES
ORGOSOLO, TRA STORIA E STREET ART
Orgosolo è il paese dei murales, opere e affreschi popolari che narrano di politica e cultura, di un intimo dissenso, di lotte popolari, di malessere, di giustizia sociale, di vita quotidiana e tradizioni pastorali.
Camminando per queste strade si percepisce un senso di disagio, trasmesso dalla mirabile mano di artisti noti e meno noti, a volte anonimi, che con la loro arte hanno voluto rappresentare un pezzo di storia, regionale, nazionale e anche internzionale.
Donne velate sedute sulla soglia delle loro case, nell’atto di cucire o ricamare, pastori sardi in abiti tradizionali, personaggi locali che hanno lasciato un segno nella politica locale e politici che hanno fatto la storia dell’Italia; e ancora, i volti di Berlusconi e di Obama, di Che Guevara, di De Andrè, momenti indelebili, come quando gli abitanti di Orgosolo si opposero all’Esercito Italiano, vincendo!
Sono questi i soggetti dei Murales che danno vita ai muri di Orgosolo.
La storia della gente della Barbagia prende qui forma, dando vita ad un pezzo di storia circoscritta tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, con l’intento, unico e diretto di esprimere la propria, legittima, libertà.
IL BANDITISMO SARDO
Oggi, Orgosolo è un piccolo borgo visitato da turisti di tutto il mondo, ma alla fine del XIX secolo, il paesino divenne tristemente noto per il banditismo, un fenomeno sociale strettamente connesso alle difficili situazioni in cui versava la Sardegna.
Il regista Vittorio De Seta, in ‘Banditi a Orgosolo’ (1961), ne descrive la lotta in difesa delle terre espropriate dallo Stato. Un disagio che tuttora traspare dai murales che ornano le pareti di vicoli e stradine.
Per noi, Orgosolo, è stato un passaggio chiave del nostro viaggio, perché ci ha permesso di entrare in contatto diretto con la storia recente di un’isola bellissima ma piena di contrasti sociali.
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L’ASPRO PAESAGGIO CIRCOSTANTE
A circa 620 m s.l.m, sulle pendici del Monte Lisorgoni, ai piedi del massiccio del Gennargentu, si staglia come un curioso ologramma, Orgosolo, il cui centro storico domina il paesaggio spettacolare del Supramonte.
Tale paesaggio impervio e inaccessibile ha favorito lo sviluppo del fenomeno del Banditismo, divenendo nel recente passato alcova di banditi e di briganti, andando a popolare un terrtorio già abitato da mufloni, cinghiali, aquile e animali della notte.
Gole, grotte e tacchi calcarei come i monti Novo San Giovanni e Fumani,
si stagliano, imponenti, nell’immensità di un mondo silvano e montagnoso. Imperdibili anche il canyon di Gorroppu e la dolina su Suercone, dove la terra ha creato una voragine profonda 200 metri e larga 400.
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