Scoprire Tokyo e i suoi 1000 volti – Se oggi il Giappone attrae l’attenzione di viaggiatori da tutto il mondo, lo deve principalmente alla sua cultura, alla sua società e al suo modo di interfacciare la modernità di una nazione tecnologicamente all’avanguardia con le tradizioni più antiche, sempre presenti nella vita di tutti i giorni. Tokyo è forse la dimostrazione più evidente di questo assunto, una città dai mille volti che contemporaneamente travolge, disorienta, sorprende, affascina, sconvolge, allontana, innamora. Una città dal fascino talvolta impercettibile, talvolta irresistibile, che personalmente riteniamo unica nel suo genere.
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Un giudizio assolutamente soggettivo che forse non trova d’accordo chi giunge in città per la prima volta e vi trascorre solo alcuni giorni, in questo caso, ammettiamo, Tokyo può risultare non così speciale come la vogliamo descrivere, ma semplicemente perché è ermetica, impenetrabile da un giudizio frettoloso. La città di Tokyo, può essere conosciuta solo con la vista, l’abitudine e l’esperienza. Come diceva il celebre fotografo Henri Cartier-Bresson, una fotografia non può essere catturata né presa con la forza. Essa si offre, è la foto che ti cattura. D’altronde ci sono luoghi e bellezze che per essere colti hanno bisogno di essere conosciuti dall’occhio, sarà quindi la conoscenza e l’abitudine di determinate composizioni a facilitarne la realizzazione.
“La città di Tokyo, può essere conosciuta solo con la vista, l’abitudine, l’esperienza.”
ROLAND BARTHES
Ebbene Tokyo è una metropoli che tra quartieri suggestivi, tradizioni senza tempo, luci al neon e insegne luminose, sembra essere stata creata per tenere a bada il resto del mondo, offrendo esperienze così straordinarie da apparire come un viaggio nel futuro.
Camminare tra i suoi quartieri equivale a entrare ogni volta in una realtà parallela, suscitando puntualmente una reazione diversa. Dalle luci psichedeliche di Shinjuku e ai suoi vicoli labirintici e fumosi alle atmosfere dark-night di Roppongi, e ancora dagli scorci persi nel tempo di Asakusa al mondo immaginario e fantastico di Akhiabara, fino ai set vellutati della ricca e lussuosa Ginza, sono questi soltanto alcuni dei mille volti di Tokyo, una città unica al mondo, inconfondibile e non equiparabile.
Così gli sguardi del viaggiatore si perdono tra le vetrine dell’industria nipponica, tra grattacieli foderati da insegne fluo e ipnotiche, ma anche tra le ambigue suggestioni dei maid-bar, negli odori dei mercati del pesce e tra giardini stravolti da stupendi ciliegi in fiore al tempo dell’hanami.
Camminare per Tokyo significa passare dalla fioritura dei ciliegi di notte lungo il fiume Meguro a futuristiche istallazioni architettoniche, oppure da una visita a un tempio alle rumorosissime sale-giochi Pachinko, è il contrasto di un mondo fluttuante, un intrico di percorsi difficile da cogliere e da descrivere che trova la sua identità proprio nell’arte della street-photography.
Tokyo è come un sogno delirante che è sia il riflesso del classicismo cinematografico di Ozu, sia quello più trasgressivo e violento di Ryu Murakami (vd. Tokyo decadence). Se poi sono la letteratura e il Cinema a farci strada, allora le suggestioni crescono all’infinito, svelando all’occorrenza immagini straordinariamente potenti che si palesano all’improvviso tra i dedali di Omoide Yokocho, o nei mini bar di Golden Gai, questi ultimi raccontati per la prima volta all’occidente da un magistrale documentario di fine anni settanta firmato da Wim Wenders (Tokyo-ga ndr).
E ancora, sullo sfondo della notte ecco emergere dall’oscurità la silhouette ferrosa della Tokyo Tower o di Maman, il gigantesco ragno cosmico situato all’entrata della Mori Tower, nel complesso di Roppongi Hill.
E se a tutto questo aggiungete un po’ di imprevedibilità, vi ritroverete allora ad assistere, assorti e affascinati, lungo il Nakamise-dori del Tempio Senso-ji, o magari nel cuori santuario Meiji ad Harajuku, a un qualche rito millenario di matrice shintoista, oppure a un matrimonio tradizionale rigorosamente in abiti tradizionali. Come ci è accaduto l’ultima volta ad Asakusa, appunto, dove abbiamo assistito alla teoria del Cigno Bianco, una manifestazione allegorica di stampo shintoista che ha mandato in scena una processione in costume di straordinario impatto visivo e indiscussa suggestione.
“All’improvviso un suggello mi appare impetuoso. È il complesso templare di Senso-ji edificato in onore di Kannon. Il Tempio buddista più antico e bello di Tokyo. La notte lo esalta e la divinità lo protegge. Vederlo con l’oscurità, spoglio della grande folla di turisti e fedeli, è un gran privilegio. Si trova nel cuore del quartiere popolare di Asakusa, tutt’intorno bancarelle, negozietti di antiquariato e miriadi di ristorantini. Ma ora siamo in pochi ormai, la metro è già chiusa e non resta che riavviarmi a piedi.”
Ecco, Tokyo è così, infinita e imprevedibile, per amarla bisogna imparare a conoscerla, fino a quando la nostra rassegnazione di viaggiatori insoddisfatti lascerà il posto allo stupore dell’ignoto e dell’imprevedibile.
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